Durante la conduzione delle nostre ricerche, eravamo venuti a conoscenza che nel 1873 era stato redatto, a cura del Ministero dei Lavori Pubblici, “L’album dei fari” un catalogo aggiornato dei fari esistenti lungo il litorale della penisola. È nel periodo post-unitario che si sviluppa la necessità di accrescere il numero dei fari lungo le coste italiane, tanto da portare, alla data di pubblicazione dell’album, a 100 il numero dei fari diottrici e catadiottrici e a 173 il numero dei fanali.
Prima dell’Unità d’Italia le spese di impianto, manutenzione ed illuminazione dei fari erano sostenute dalle varie provincie in cui essi si trovavano secondo normative diverse e, più raramente, direttamente anche dallo Stato.
Con la legge del 25 marzo 1865 sulle opere pubbliche venne sancito che le spese per la gestione dei fari fossero a totale carico dello Stato, ad eccezione dei fari minori di quarta classe, esistenti nei porti, le cui spese restarono a carico dei Comuni di appartenenza.
L’intento dichiarato dell’opera è quello di “far conoscere l’aumento e progresso portato in tal servizio dopo la costituzione del Regno, venendo in essa indicati, tanto i fari che esistevano prima del 1861, quanto il numero di quelli accesi dappoi”.
Ogni tavola contiene, oltre al disegno e alla planimetria del faro, anche tutte le informazioni tecniche riguardanti i caratteri, la posizione, la portata e le notizie economiche e statistiche circa “il costo rispettivo d’ogni ora d’illuminazione, sia per vigilanza, sia per manutenzione, sia per combustibile in uso pei fari del Regno d’Italia, non avendosi ancora sufficienti elementi per accertare la convenienza di sostituire il petrolio all’olio di oliva”.
L’opera è firmata dall’allora Ministro del Lavori Pubblici del Regno d’Italia, De Vincenzi e dal Direttore Capo della Divisione Porti, Spiagge e Fari A. Pazzi, in data 10 aprile 1873.
Dalle ricerche effettuate abbiamo scoperto che una copia dell’opera è conservata presso la Biblioteca Reale di Torino, dove ci siamo recati per prenderne visione e trarne materiale per i nostri articoli.
La Biblioteca è situata al piano terreno dell’ala di levante di Palazzo Reale. Voluta da Carlo Alberto di Savoia, in origine la Biblioteca Reale era destinata al servizio della corte, agli ufficiali e ai dotti interessati allo studio della storia patria e delle belle arti. Dopo la Seconda guerra mondiale, con il passaggio allo Stato dei beni di Casa Savoia, la Biblioteca Reale diventa una biblioteca pubblica statale e dal 2016 è Istituto annesso ai Musei Reali di Torino.
Alla sala di lettura si accede direttamente da un piccolo ambiente dove avviene la registrazione dei visitatori. L’impressione è quella di trovarsi all’interno di una monumentale cattedrale laica, tanto imponenti appaiono le pareti laterali, letteralmente avvolte da migliaia di volumi racchiusi in un doppio ordine di librerie in noce, con una balconata in ferro battuto, che s’innalzano fino al soffitto a volta dipinto a monocromo con scene allegoriche sulle arti e sulle scienze. L’illuminazione della sala è totalmente naturale, con la luce solare che penetra dalle ampie vetrate. Solamente i tavoli per la consultazione delle opere sono illuminati da lampade.
Il volume, stampato dalla Tipografia Laudi e Steffen – Firenze, Roma, è di grandi dimensioni e ottimamente conservato. Rilegato in pelle bordeaux, sul piatto anteriore ha il titolo impresso in oro, come si può osservare nella foto che segue.
I filmati mostrano alcune delle tavole contenute nell’album.
Di particolare interesse ci sono sembrate le tavole dei fari che seguono
Le immagini sono state pubblicate su concessione del ©MiC – Musei Reali, Biblioteca Reale di Torino.
© Felicetta Santomauro e Vittorio Grandi