Più di 500 scalini. Il silenzio. Il colore giallo dei limoni ed il loro profumo. Poi un bosco di leccio e poi, ancora, la fitta vegetazione di macchia mediterranea. Sullo sfondo, alla fine, la casetta rossa con la lanterna che svetta sul mare di un blu intenso che ti spalanca il cuore e ti fa sentire parte dell’infinito.

Così mi immaginavo la strada fino al Faro mentre Fabrizio Canonico, Coordinatore per il WWF Italia del Progetto Faro di Capo D’Orso, mi parlava della sua valorizzazione.

Il Faro si trova a Maiori –  nel cuore della costiera amalfitana – ed oggi di lui se ne prende cura il WWF Oasi, soggetto gestore delle Oasi dell’Associazione WWF Italia.

Questo Faro rientra fra quelle strutture ubicate sulla costa che l’Agenzia del Demanio ha ritenuto di mettere sul mercato al fine di sottrarle al degrado e consentirne un riuso con finalità turistico-ricettiva, ricreativa, didattica e per la promozione di eventi di tipo culturale, sociale, sportivo, nell’ottica di far crescere un turismo sostenibile legato al mare.

Il Progetto, partito nel 2015 a seguito di una consultazione pubblica, si chiama “Valore Paese Fari,Torri ed Edifici costieri” e si inserisce nell’ambito del programma “Valore Paese – Dimore”. E’ stato promosso dall’Agenzia del Demanio e dal Ministero della Difesa attraverso la società in house del Ministero denominata Difesa Servizi S.p.A. e riguarda Fari, Torri ed Edifici costieri di proprietà dello Stato.

Lo strumento scelto è quello delle concessioni e locazioni di valorizzazione, che, a norma dell’art. 3 bis del d.l. n. 351 del 2001, costituiscono uno strumento volto alla riqualificazione e alla riconversione di taluni beni facenti parte del patrimonio immobiliare dello Stato attraverso interventi di recupero, di restauro e di ristrutturazione, con la possibilità di individuare nuove destinazioni d’uso per lo svolgimento di attività economiche o attività di servizio per i cittadini.

Gli immobili vengono così dati in concessione o in locazione, a titolo oneroso, ad imprenditori ed associazioni, per un periodo di tempo variabile e comunque commisurato al raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa. In origine, era previsto un limite temporale massimo di cinquanta anni, tuttavia, al fine di consentire agli operatori economici il più efficace utilizzo di questi strumenti, il termine è stato, poi, rimosso. Per quanto riguarda, nello specifico, il bando di gara che ha interessato il Faro di Capo D’Orso, esso prevede una durata della concessione da sei a cinquanta anni.

Il soggetto cui affidare la “nuova vita” di questi immobili è scelto attraverso una  gara ad evidenza pubblica, ma i beni rimangono di proprietà dello Stato, essendone esclusa l’alienazione.

Il progetto che riguarda il Faro di Capo D’Orso prevede, innanzitutto, il restauro interno della Torre posta ad una altezza di circa 70-80 metri sul livello del mare ove saranno realizzati un punto informativo ed una sala dedicata all’ambiente marino, con un percorso che prevede l’installazione di pannelli didattici.

Al piano terra, attraversando una porta a vetri, ci si affaccia su una distesa di colore blu intenso … da togliere il respiro. C’è un punto in cui il mare è molto profondo … di lì passano i capodogli perché quella è una zona di migrazione. Poi, girando lo sguardo, si viene abbagliati dalle lenti scintillanti della Lanterna che, per la felicità dei “puristi”, continua ad essere della Marina Militare.

Sempre al piano terrà, all’interno del locale dove il “guardiano del faro” cuoceva il pane nel forno a legna, è previsto un punto ristoro.

Salendo, al primo piano, vi si troverà una sala multifunzionale, destinata ad ospitare scolaresche, eventi culturali e conferenze sui temi della conservazione, della ricerca scientifica e dello sviluppo sostenibile.

Sempre al primo piano, vi è anche un piccolo appartamento, già ristrutturato nel 2015 prima dell’affidamento al WWF Italia, destinato a turisti in cerca di quiete e desiderosi di conoscere le straordinarie bellezze naturalistiche che la zona offre. Qui non si arriva con l’auto ed è difficile portarsi dietro grossi bagagli … la sosta, allora, dovrà essere breve … ma di sicuro intensa!

La terrazza superiore, invece, sarà allestita con sedute per lo svolgimento di eventi culturali. Grazie ad un accordo con un’associazione culturale, si svolgeranno concerti di musica classica e letture di poesie.

Poesia nella poesia … penso io.

Il progetto con il quale il WWF si è aggiudicato la struttura prevede anche la tutela a la conservazione del preziosissimo patrimonio naturalistico della parte terrestre circostante il Faro. L’area, non a caso, ricade all’interno del Parco regionale dei Monti Lattari.

In verità, probabilmente in ragione della impervietà dei luoghi, l’area intorno al Faro si presentava selvaggia e ben conservata, sicché nono sono stati necessari grandi interventi di sistemazione della flora.

Lungo il percorso che conduce al Faro, che verrà valorizzato come percorso naturalistico, si incontrano un limoneto, un bosco di leccio e, nell’area più prossima alla Torre, piante della macchia mediterranea. Vi cresce anche la palma nana.

Il Progetto prevede il ripristino dei gradini sconnessi e dei muretti in pietra crollati, nonché l’installazione di cartelli illustrativi della flora e della fauna presenti.

Dal luogo in cui si trova il Faro si gode un bellissimo panorama sul Golfo di Salerno. Ecco che il progetto contempla la creazione di punti di osservazione, così da offrire la straordinaria opportunità di ammirare dall’alto la zona marina.

E allora riprendo il mio cammino, scendendo (idealmente) dal Faro verso il mare.

L’area a mare è particolarmente meritevole di protezione, tanto è vero che ricade all’interno di un Sito di interesse comunitario (SIC) ed è classificata come Zona di protezione speciale (ZPS).

Faro di Capo D'Orso. Immagine tratta dal sito www.wwf.it
Faro di Capo D’Orso. Immagine tratta dal sito www.wwf.it

Il Progetto del WWF prevede la riattivazione del punto di attracco, utilizzato nei tempi passati per l’approvvigionamento delle famiglie dei faristi che lì soggiornavano, il quale sarà nuovamente al servizio del Faro per il trasporto di persone su unità di piccole dimensioni (non c’è un pescaggio sufficiente per unità grandi). Nei pressi della struttura non vi sono parcheggi per auto, sicché quello via mare può rappresentare, al contempo, sia un modo alternativo e sostenibile (dal punto di vista dell’impatto ambientale) per arrivare al Faro sia un modo per conoscere le bellezze naturalistiche che l’ambiente marino offre.

Sul fondale si trova il corallo rosso e, a circa 350 metri dal promontorio su cui si trova il Faro, è presente anche una secca, denominata Secca del Gaetano, che riveste un grande interesse per l’attività di pesca.

Al fine di tutelare queste e le altre risorse naturali presenti, l’Associazione si è fatta promotrice della creazione di un’Oasi blu, per la quale è stato già avviato l’iter amministrativo.

L’Oasi blu rientra fra quelle numerose misure di tutela e valorizzazione delle risorse biologiche marine che possono mettersi in campo, probabilmente quella che richiede tempi più brevi per veder la luce, specie ove si consideri il percorso lungo e complesso necessario per la creazione delle Aree Marine Protette ai sensi della l. n. 979 del 1982 e della l. n. 394 del 1991.

Essa rappresenta uno strumento di gestione di un’area riconosciuta Sito di interesse comunitario (SIC) o di un’area attigua: all’interno di tali zone, infatti, le attività umane vengono regolamentate e vengono avviati programmi di ricerca, tutela, gestione e salvaguardia del patrimonio naturalistico esistente.

L’imperativo qui è, dunque, coniugare conservazione e uso, adottare un “approccio ecosistemico” in ossequio alle normative vigenti.

La sfida del WWF Italia, nelle parole di Fabrizio Canonico, Coordinatore del Progetto Faro di Capo D’Orso, è dimostrare, per l’appunto, che una gestione attenta e rispettosa può, da un lato, consentire la conservazione delle risorse naturali, dall’altro, apportare un vantaggio economico alla collettività.

E’ forte, infatti, l’interesse per la componente sociale: le bellezze di questi luoghi non saranno appannaggio di pochi prescelti. L’area si apre alla collettività e solo per ragioni di salvaguardia dell’ambiente gli accessi agli eventi saranno contingentati.

L’obiettivo dichiarato, dunque, è contribuire alla promozione di un turismo sostenibile e consapevole, che arricchisca e non depauperi queste straordinarie risorse.

E anche oggi il viaggio termina qui!