Arriviamo al promontorio di Capo Mele un sabato di dicembre, nel primo pomeriggio di una giornata inondata dal sole caldo della Riviera del Ponente Ligure. L’aria è ferma, il mare immobile e scintillante.
Proveniamo da Laigueglia, percorrendo l’Aurelia ma il faro non è immediatamente visibile dalla strada. Posteggiamo l’auto poco oltre l’ingresso e percorrendo a ritroso il breve tratto di strada, esso ci appare subito dopo una curva. E’ una costruzione tozza e solida, prospiciente la strada, che domina il promontorio e da lì il mare aperto immenso, con la sua splendida torre ottagonale.
Il bianco e il rosso della costruzione si stagliano come una macchia aliena sul verde della ricca vegetazione che riveste il Capo.
Una breve salita ci porta dalla strada al cancello d’ingresso, dove ci accolgono i due faristi Rino e Michele. Mentre aspettiamo il resto del gruppo Michele ci accompagna a visitare la torre e la lanterna che ospita l’ottica rotante. Ne approfittiamo per parlare del faro e della sua storia…..

Il faro venne edificato tra il 1853 ed il 1856 ad opera del Genio Civile di Genova sotto il regno di Vittorio Emanuele II, su progetto di Domenico Chiodo, redatto ad ordine ministeriale in data 5 luglio 1851 per la costruzione di un faro da stabilirsi a Capo Mele, progetto conservato presso l’Archivio di Stato di Genova (Cartografia Storica). Impresario per la costruzione del faro fu nominato Stefano Lagnasco che ottenne l’incarico il 30 luglio 1853 come risulta dagli Atti del Parlamento Subalpino, Sessione 1857-58, pag. 536.

Il faro venne acceso il 1° ottobre 1856 come riportato dall’Album dei fari Tav. I del 1873, conservato presso la Biblioteca Reale di Torino e come risulta anche da un avviso ai naviganti dell’epoca riportato in figura (tratto da Bollettino dell’ Istmo di Suez Diretto dal prof. ing. Ugo Calindri – Anno I° Volume I°   Torino – Stamperia dell’Unione Tipografico –Editrice  1856).


Il colore inizialmente scelto per caratterizzare l’edificio fu il giallo, poi mutato in bianco e rosso dopo il 1948.
Resta a luce fissa bianca fino al 1909 quando cambia caratteristica in intermittente bianca (Elenco dei fari, fanali, segnalamenti marittimi, semafori e stazioni telegrafiche del 1910).
All’alba del 23 febbraio 1887 un forte terremoto di magnetudo 6.5 scosse una vasta area della Liguria di ponente, con epicentro tra Diano Marina ed Imperia, provocando danni estesi anche a zone lontane dall’epicentro. Fu il sisma più disastroso mai avvenuto in Liguria. Come risulta dall’ampia relazione che ne fece il geologo italiano Arturo Issel (“Il terremoto del 1887 in LiguriaAppunti Arturo Issel” Tipografia Nazionale, Roma 1887, pag. 102), anche il faro di Capo Mele risultò danneggiato dal sisma. Scrive infatti Issel: “per la violenza dell’urto la lampada si spense, si spezzò il tubo di vetro che la difende e la lampada stessa, col meccanismo che determina l’ascensione dell’olio si spostò sulla sua base di circa 10 cm verso sud est. Della lanterna che circonda la lampada si ruppero tre cristalli […]. La torre presenta una fessura longitudinale che l’attraversa dall’alto al basso.”
Il faro subì ulteriori danni durante la Seconda Guerra Mondiale, fu in seguito restaurato e nel 1949 passò da alimentazione ad acetilene ad alimentazione elettrica.
Discesi sul piazzale antistante il faro raggiungiamo Rino desiderosi come siamo di sentire dalla sua viva voce la storia della sua famiglia.
Il bisnonno, Raimondo Gibilaro, era farista ed ebbe due figli: uno dei due, Calogero  divenne farista a sua volta ed ebbe anche lui due figli Raimondo  e Rosario.
Papà Calogero insieme al figlio Raimondo morì nel ’44 durante il recupero di una mina navale che si era incagliata tra gli scogli.  Per timore che potesse esplodere la portarono nel piazzale del faro di Capo Ferro in Sardegna, dove prestava servizio e viveva, e lì ci fu lo scoppio.
Calogero fu dilaniato e di lui rimasero pochi resti. Il figlio subì l’onda d’urto e venne scaraventato contro un muro e morì.
A seguito di quel tragico e terribile evento, alla fine della guerra, la moglie Gulizia Maria Stella fu autorizzata (le donne non potevano accedere a questa attività)  a partecipare al concorso per diventare farista. Lo vinse e venne assegnata al faro di Capo Rossello nei pressi di Porto Empedocle. (siamo nei primi anni ’50). Qui si trasferisce col figlio Rosario che nel ’59 supera il concorso e diventa anch’egli farista (vedi foto gruppo del ’61). Dopo il corso all’UTF di La Spezia venne assegnato in prova  per due o tre mesi  al Faro di Punta Secca e successivamente al faro di Capo Rossello dove lavorava ancora la madre sempre come farista.
La cosa un po’ ironica è che per titoli di studio Rosario ha la qualifica di reggente quindi è superiore di sua madre!
Nel periodo tra il concorso e la nomina a farista Rosario si sposa e dall’unione nascerà Rino.
Da Punta Rossello la famiglia si trasferisce  al faro di Punta Secca. Qui Rino ricorda che giocava nella casa del “Commissario Montalbano” perché i genitori erano amici dei proprietari e ricorda con grande gioia la festa della Befana quando arrivava il camion organizzato dalla Marina Militare con i doni per i figli dei faristi. Restano a Punta Secca fino alla 2^ elementare di Rino. Poi per motivi di studio della sorella papà Rosario chiede il trasferimento  a Livorno. Qui il padre come reggente vi rimane fino alla pensione.
Rino, terminati gli studi superiori, parte per il servizio militare. Al termine della leva fa anche lui il concorso come farista e dopo cinque anni quando, non ci pensava neanche più, tanto che aveva messo su un’ attività in proprio, riceve la nomina nel dicembre del 1987.
Dal 1 marzo 1988 è assegnato al faro di Capo Mele dove vive tutt’ora.
Michele invece ci racconta  che non proviene da una famiglia di faristi,  lui prima di scegliere questa professione e di essere assegnato a Capo Mele lavorava presso l’Istituto Idrografico della Marina Militare a Genova.
Nel frattempo il resto del gruppo ci ha raggiunti. Ora che siamo tutti nuovamente riuniti, possiamo consegnare a Rino e Michele il dono che avevamo in serbo per loro: la riproduzione a stampa del progetto della costruzione del faro del 1851.
Mentre il sole volge al tramonto ci congediamo dagli amici faristi con la promessa di continuare con le nostre ricerche sul faro e sulle generazioni dei guardiani che lo hanno abitato.

Di seguito riportiamo l’elenco dei faristi di Capo Mele che ci è stato possibile finora ricostruire con i relativi anni di permanenza al faro:

Retali Giuseppe Agostino    destinato a Capo Mele dal  16/4/1909

Rispoli Eugenio  destinato a Capo Mele dal 16/5/1909

Quintavalle Giovanni  a Capo Mele nel 1920

Bottaro Angelo a Capo Mele dal  1920 al 1928  e poi dal  1930 al 1931

Ferro Angelo a Capo Mele nel 1926

Simonelli Ernesto a Capo Mele  dal 1930 al 1933                            

Ortelli Angelo  a Capo Mele dal 1934 al 1938      dal 1940 al  1941 

 

© articolo e ricerche Felicetta Santomauro – Vittorio Grandi

Visita al faro di Capo Mele organizzata dall’Associazione Culturale il Mondo dei fari il 18 dicembre 2021

Ringraziamenti ai faristi Rino Gibilaro e Michele Scalmato per la loro cortesia e disponibilità