IL MISTERO DEL FARO DI EILEAN MOOR

ISOLE FLANNAN, SCOZIA

di Annamaria “Lilla” Mariotti

Ay, though we hunted high and low
And hunted everywhere
Of the three men’s fate we found no trace
Of any kind in any place
But a door ajar and an untouched meal
And an overtoppled chair……

Tratto da “ Flannan Isle” di Wilfrid Gibson, 1912

 

La prima volta che sono venuta a conoscenza per puro caso del fatto che sto per raccontarvi non l’ho preso per vero.   Ho pensato a una leggenda locale o all’’invenzione di qualche fantasioso scrittore, così ho deciso di documentarmi e, seguendo gli indizi, sono arrivata ai National Archives of Scotland,  ed ecco, davanti a me, i documenti originali, i telegrammi, la corrispondenza, i rapporti, tutto quello che concerneva questo giallo, un caso misterioso accaduto più di cento anni fa e mai risolto.  Il faro e l’Oceano Atlantico hanno mantenuto e manterranno per sempre il loro segreto.

 

Tutto è accaduto a Eilean Mor,“Grande Isola” in Gaelico, una delle isole Flannan, una manciata di sette scogli buttati quasi per caso nell’’ Atlantico del Nord Ovest, chiamate anche “I sette cacciatori”, situate a 33 Km dalle Isole Ebridi, al largo della Scozia.

Queste isole prendono il loro nome da un vescovo, Flannan o Flann, che nel 1600 aveva fatto erigere una cappella proprio su Eilean Mor. Il motivo che può aver spinto quel pio uomo a costruire una cappella in quell’angolo di mondo sperduto in quell’epoca e soprattutto le difficoltà che può avere incontrato per portare a termine il suo compito sono del tutto sconosciute, comunque tutto l’arcipelago è sempre rimasto disabitato.

In tempi antichi i pastori delle Ebridi solevano portare le loro pecore a pascolare su alcune di quelle isole, ricche di pascoli durante l’’estate, ma mai vi passavano la notte.  Quegli scogli avevano la fama di essere abitati da presenze misteriose, inquietanti e nessuno aveva la volontà di fermarsi a controllare se era vero. Meglio tornare con la rassicurante luce del sole.

La “Grande Isola”  ha una superficie di circa 150 metri quadrati e il suo punto più alto raggiunge appena gli 80 metri.  Anche se durante l’estate l’isola ha una lussureggiante fioritura e pullula di uccelli marini, non potrebbe esserci posto più desolato in tutto il mondo e mare più pericoloso intorno, infatti durante gli anni, con l’aumentare della navigazione in quella zona, aumentò il numero dei naufragi. Per questo nel 1895  venne presa la decisione di illuminare quel tratto di costa tra le Flannan e l’’isola di Lewis e la scelta cadde sull’’isola di Eilean Moor.  I lavori durarono a lungo, tra mille difficoltà, con  il mare sempre in tempesta, come sempre succede per la costruzione di un faro in mezzo al nulla, e i due anni preventivati diventarono cinque.  il 7 Dicembre 1899 fu inaugurato sull’isola un faro costruito da uno dei famosi architetti di fari della dinastia Stevenson, una piccola costruzione affiancata da una torre alta 22 metri, la cui lanterna lanciava due lampi in rapida successione ogni 30 secondi visibili a 24 miglia di distanza.  Al di sotto del faro si trovava ancora la piccola, antica  cappella in pietra, costruita duecento anni prima.

Il 7 Dicembre 1900, nel primo anniversario della sua inaugurazione, arrivarono sull’’isola i guardiani in carica per il turno quindicinale  : James Ducat, Capo Guardiano, Thomas Marshall secondo assistente e Donald Mc Arthur, definito “guardiano occasionale”, in quanto veniva ingaggiato quando c’’era da sostituire qualcuno, in questo caso era arrivato al posto di William Ross, il primo Assistente, che si era ammalato.   Tutto procedette bene fino alla notte del 15 Dicembre 1900, quando il comandante della la nave “Archtor”, passando nelle vicinanze notò che la luce del faro era spenta.  Dalle informazioni che si hanno sembra che questa notizia sia stata inviata dal comandante alle autorità competenti, ma che  per qualche motivo non venne presa in considerazione o rimase in qualche cassetto.   Il 21 Dicembre era previsto l’’arrivo all’’isola della nave “Hesperus”, nave appoggio ai fari, che veniva  inviata dal Northern Lighthouse Board per una visita di routine al faro, ma anche  per l’avvicendamento degli uomini e per l’’approvvigionamento.  Una terribile tempesta che infuriava nella zona ne dilazionò l’’arrivo fino al 26, il giorno dopo Natale.   Il tempo si era schiarito, ma comunque gli uomini dovettero effettuare diversi tentativi per poter attraccare ad uno dei due pontili del faro, situati uno a oriente ed uno ad occidente dell’’sola in modo da offrire possibilità di sbarco in condizioni di mare e di vento diversi, perché il mare era ancora agitato e l’approdo difficile.

Con grande sorpresa dell’’equipaggio nessuno dei guardiani del faro era in attesa, come di solito avveniva, per aiutare gli uomini che si sarebbero avvicinati su una piccola barca, così il comandante Harvie fece sparare un razzo e suonare la sirena, senza ottenere alcuna risposta, allora due dei componenti dell’’equipaggio, con molta difficoltà, riuscirono a scendere a terra con una barca, la tirarono in secco e andarono al faro per vedere cosa fosse successo.  Il cancello d’ingresso e la porta del faro erano entrambi chiusi a chiave, e gli uomini dovettero entrare usando quelle  di riserva, ma non c’era nessuna traccia dei tre guardiani.   L’orologio nella stanza principale era fermo, il fuoco nel camino era spento, i letti erano in ordine, sul tavolo della cucina un piatto di stufato era stato lasciato a metà e c’era una sedia rovesciata sul pavimento,  come se qualcuno fosse uscito molto in fretta. Nell’’armadio trovarono una sola cerata e un solo paio di stivali, segno che due degli uomini dovevano essere usciti durante il maltempo vestiti in modo appropriato, ma il terzo ?  Era plausibile che fosse uscito in maniche di camicia mentre infuriava una tempesta ?  Il libro di servizio del faro era in ordine fino al 13 Dicembre,  e le istruzioni per i giorni 14 e 15  erano state scritte su una lavagna da Ducat, il Capo Guardiano.  Un appunto era stato cancellato.  Risultava che la lanterna era stata accesa il 14 notte, poi era stata ripulita e  messa in  ordine per essere riaccesa il 15 sera, era persino stato aggiunto l’olio di balena nella lanterna, ma perché era rimasta spenta ?  Tutto faceva pensare che gli uomini fossero scomparsi in qualche momento dopo l’’ora di pranzo e prima che calasse la sera del giorno 15 e che il faro fosse abbandonato da diversi giorni.

Furono fatte ricerche accurate per tutta l’’isola, in tutti gli anfratti, in tutti gli angoli possibili, ma non portarono ad alcun risultato, nessuna traccia dei guardiani.  Una prima impressione faceva pensare che potesse essere scoppiata una lite, forse dovuta al prolungato isolamento, tutti sanno che può anche portare alla pazzia, ma se pure si fossero picchiati a sangue, come era possibile che fossero spariti tutti e tre ?

Alcuni uomini dell’”Hesperus”, tra i quali un certo J. Moore, si fermarono provvisoriamente sull’isola per riattivare il faro che era stato spento dal 15 al 26 Dicembre,  e, prima di poter pensare ad investigare a fondo, la Commissione Scozzese per i fari prese rapide misure per rimetterlo in funzione.  Il 27 Dicembre  inviò un telegramma al guardiano del faro di Tiumpan Head sull’isola di Lewis : “Incidente alle Isola Flannan.  Recatevi là a prendere servizio per circa due settimane. Incontrerete la nave postale “Stornway” domani notte.  Jack, Assistente guardiano, arriverà con la nave. Recatevi insieme a Breascleit a raggiungere l’’Hesperus”.  Ferrie, di Stornway arriverà stanotte per prendere servizio a Tiumpan Head. Risposta per telegramma”.   Questa la parte burocratica e la prima, urgente soluzione al problema di poter tenere acceso un faro così importante, ma benché in seguito venissero fatte altre accurate indagini, nessuno riuscì e venire a capo del mistero.

Dove erano finiti i tre uomini ?  A tutti sembrava impossibile che tre esperti guardiani di un faro in una zona disagiata come quella fossero usciti insieme all’aperto durante una tempesta, come risulta dal lungo rapporto scritto dal Sovrintendente Robert Muirhead l’8 Gennaio 1901.   Quest’uomo era andato sull’isola il 29 Dicembre per investigare, e il suo dettagliato rapporto è conservato negli Archivi Nazionali di Scozia.  Da questo risulta che ogni possibile ricerca era stata fatta sia all’interno del faro sia per tutta l’isola e che niente mancava. Tutta via qualche stranezza venne notata  :  vicino all’imbarcadero occidentale mancava un salvagente che si trovava alloggiato in quel posto per i casi di emergenza e una gru che sovrastava le rocce era mezzo divelta, con  le funi tutte aggrovigliate.   La conclusione fu che, anche se il 15 Dicembre era stata una giornata di mare abbastanza calmo, un’ondata anomala di particolare violenza e dimensioni doveva avere investito all’improvviso quella zona, strappando il salvagente dalla sua posizione e danneggiando la gru e che gli uomini, forse accorsi per riparare i danni, dovevano essere stati travolti da quell’ondata improvvisa e miseramente annegati o forse uno era caduto  in mare e gli altri, nel tentativo di salvarlo, avevano subito la stessa sorte.  Però le imbragature di sicurezza erano al loro posto,  come era pensabile che tre uomini con la loro esperienza non avessero usato quegli attrezzi così utili per la salvezza ?   Restava comunque il mistero della cerata non indossata.

Al Sovrintendente toccò anche il triste compito  di avvisare personalmente le tre vedove.  Nel frattempo era giunta voce che il faro era rimasto non visibile dalla terraferma, se non spento, per alcune notti, tra il 7 ed il 26 Dicembre, notte in cui fu riacceso dai marinai dell’”Hesperus” e questo creò un altro mistero.   Il Sovrintendente   aveva avuto una conversazione con il Capo Guardiano Ducat proprio il 7 Dicembre quando lo aveva accompagnato sull’isola e, in quell’occasione, era stato presa in considerazione l’opportunità che i guardiani esponessero un segnale anche di giorno per comunicare che tutto andava bene.   Tutto questo era comunque di poca utilità, perché le condizioni atmosferiche della zona non consentivano mai una buona visibilità del faro da terra.  La relazione si conclude  con parole di rincrescimento per la perdita di tre uomini così validi, selezionati personalmente dal Sovrintendente stesso per lavorare in un faro dell’importanza di quello delle Isole Flannan e con  la consapevolezza che con la sua visita a Eilean Moor, il 7 Dicembre, lui era stato l’ultima persona a  stringere la mano a quegli uomini.

Queste le conclusioni ufficiali, anche se il caso non venne mai ufficialmente chiuso, seguite da anni di ulteriori indagini, che però non hanno mai portato a niente.  Nel 1947 un giornalista, Valentine Dyal, si era recato sull’isola per scrivere un ulteriore resoconto degli avvenimenti, e pensò di avere messo  la parola fine ad anni di speculazioni.   Si riferiva all’esperienza vissuta da uno scrittore scozzese, Ian Campbell, che aveva visitato Eilean Moor un po’ di tempo prima e che aveva raccontato che mentre si trovava all’imbarcadero occidentale in una giornata di mare assolutamente calmo e senza vento un’ondata improvvisa di oltre 20 metri si era improvvisamente alzata dal nulla,  si era rovesciata sul molo, dopodichè tutto era tornato calmo e tranquillo   Campbell si informò dai pescatori delle isole vicine e sentì raccontare storie di onde anomale che avevano inghiottito interi pescherecci, e che spesso di riversavano su quell’isola maledetta, ma di più non riuscì a sapere.

Ma ci sono state altre ipotesi, mai suffragate da fatti.  Voci cominciarono a correre,  si diceva che la cucina era in realtà tutta in disordine, che il dramma doveva essersi svolto all’interno del faro e non all’esterno e che i tre uomini dovevano essersi uccisi a vicenda, finendo poi in mare in qualche modo.  Poi si accese anche la fantasia, qualcuno raccontò che un enorme serpente marino, chiamato “krake” avesse la sua dimora al di sotto di Eilean Moor e che fosse uscito dal mare per divorare i tre guardiani e che avesse distrutto la gru con un colpo di coda mentre tornava nella sua tana. Un’altra storia raccontava che tre bellissime sirene si erano affacciate all’imbarcadero mentre gli uomini erano intenti al loro lavoro e che li avevano portati in fondo al mare con le loro lusinghe.  Non è mancato anche chi ha vagliato la possibilità che fossero stati rapiti dagli alieni.  Nel 1912 Wilfrid Gibson scrisse anche una poesia dedicata al fatto.

Nel 1971 il faro è stato automatizzato e ora è stato anche elettrificato per mezzo di cellule solari poste sul lato sud della torre, la modernità è arrivata anche in quello sperduto angolo di mare, così non c’è più nessun  guardiano a prendersi cura della lanterna, ad accenderla ogni sera.  Ed il  mistero ?  Non è mai stato risolto e qualunque sia stata la sorte di quei tre uomini ormai sono entrati nella storia e nella leggenda e nessuno li scorderà mai.