IL FARO DI BROTHER ISLANDS

MAR ROSSO – EGITTO

di Annamaria @Lilla@ Mariotti

Latitudine  :  23° 39’ Nord    Longitudine  :  36° 09’  Est

 

L’Egitto evoca non solo la storia di Faraoni, ma anche il ricordo del primo, grande faro conosciuto della storia, una delle sette meraviglie del mondo.  Costruito sotto i regni di Tolomeo I e Tolomeo II, i faraoni greci, sull’isolotto di Pharos, di fronte ad Alessandria, intorno al 300 A.C. Il faro di Alessandria avrebbe in seguito dato il nome a tutte le strutture costruite in riva al mare per guidare i naviganti.  Il Mar Rosso, oggi meta di vacanze per gli amanti del diving, ricorda una storia ancora più antica, il mitico passaggio di Mosé a capo del suo popolo durante la fuga dall’Egitto.

 

A circa 60 chilometri al largo della costa Egiziana, a Sud Est di Hurghada, dove il deserto orientale di getta nel Mar Rosso, si trovano due minuscole isole, chiamate in arabo “El Akhawain” e in inglese “Brothers” , cioè fratelli, che hanno in realtà ben poco in comune se non la vicinanza una all’altra.  La più grande, “Big Brother”,  ha un profilo piatto e allungato, è lunga circa 400 metri e larga 40, mentre la più piccola, mezzo miglio più a Sud, ha una forma leggermente circolare e un perimetro che non supera i 100 metri.

Entrambe le isole sono circondate da una barriera corallina e sono prive di vegetazione e di spiagge.   Queste due isole non sono altro che due piattaforme di origine corallina che si elevano da un abisso di oltre 500 metri e si innalzano sul mare per non  più di 10 metri.   Dopo l’apertura del Canale di Suez il 17 Novembre 1869 molte di navi cominciarono a solcare questo tratto di mare e molti furono i naufragi, come testimoniano i relitti che vi si trovano.   Questa era la via più breve per gli inglesi per raggiungere le loro colonie in  India e  furono proprio gli inglesi , che a quel tempo contavano tra le loro colonie anche la costa orientale dell’Egitto, a volere, nel decennio 1880-1890, una rete di fari che consentisse una navigazione sicura in quelle acque che stavano diventando tra le più navigate del mondo.

 

Uno di questi fari venne costruito sulla “Big Brother” utilizzando come mano d’opera prigionieri egiziani che ricavano la pietra dall’isola stessa, tagliando blocchi di 1,30 metri di base per 65 centimetri di altezza.   Il faro fu completato nel 1882 ed era alto 36 metri.  L’impianto di illuminazione funzionava con una lampada a kerosene alimentata da una pompa manovrata a mano che doveva essere alimentata ogni 4 ore.

Le lenti di Fresnel della lanterna amplificavano la luce portando  la visibilità a 17 miglia.  Il sistema ottico era stato realizzato dalla ditta Chance Brothers di Birmingham, pesava più di una tonnellata e funzionava grazie ad un complesso sistema di contrappesi che salivano e scendevano all’interno della torre.   Il faro era custodito da cinque persone che vivevano sull’isola, un capo guardiano e i suoi quattro assistenti, che avevano il compito di accendere il faro al tramonto, alimentalo ogni 4 ore e spegnerlo all’alba.   Questi uomini  vivevano in condizioni a dir poco disagiate, non c’era corrente elettrica e i contatti con la terraferma avvenivano tramite un vecchio trasmettitore Morse alimentato a batteria, gli approvvigionamenti erano rari e poveri, non esiste nessun tipo di approdo su quel piccolo scoglio e l’unico mezzo di sostentamento era la pesca.   Gli uomini facevano turni di tre mesi sull’isola e uno a casa, oppure di nove mesi al faro e tre a casa.

 

 

Nel 1994 il faro è stato elettrificato e automatizzato, la vecchia lente è stata sostituita da una lampada che lancia 4 lampi bianchi ogni 16 secondi con una portata di 17 miglia , così anche gli uomini hanno abbandonato l’isola, dove tutto è stato lasciato com’era, e le vecchie case dei guardiani, costruite anch’esse in pietra locale, stanno andando in rovina e sono l’unica testimonianza di un’epoca passata, un’epoca di lavoro e di sacrificio.