IL FARO DI KEREON,

OUESSANT, BRETAGNA – FRANCIA

di Annamaria “Lilla” Mariotti

Lat.   48° 26’ Nord – Long. 5° 01’ Ovest

 

In confronto ai fari inglesi, torri sobrie e semplici, quasi tutte uguali, i fari francesi sono dei castelli fiabeschi, costruiti con forme e modalità diverse uno dall’altro, con stili che variano dal medioevale, al gotico, all’art deco, quasi che la fantasia dei loro ingegneri abbia voluto ispirarsi ai tempi passati pensando più al fattore estetico che all’uso a cui erano destinati.  Un esempio è rappresentato dal faro di Kéréon che fu costruito grazie a una donazione privata ed è stato l’ultimo faro costruito in mezzo al mare in Francia.

Madame Jules Lebady, la pronipote di un nobile ufficiale di marina francese, Charles Marie La Dall de Kéréon,  ghigliottinato a soli diciannove anni nel 1794 durante la Rivoluzione Francese, donò, nel 1910,  la somma di 585.000 franchi per la costruzione di un faro  che portasse il nome del suo antenato.  Una lapide commemorativa posta sulla parete della costruzione ricorda questo fatto e riporta anche le ultime parole scritte dal  giovane ufficiale a suo padre «Le crime fait la honte et non pas l’échafaud. Je meurs innocent» («Il crimine dà disonore e non il patibolo. Io muoio innocente»)

In Francia molti altri fari sono stati costruiti nel tempo con donazioni private, perché, contrariamente ad altri Paesi, in questa nazione non c’è mai stato l’uso di far pagare alle navi una tassa per l’ingresso nei porti che veniva poi usata  per il mantenimento dei fari, questo avviene tramite le normali tasse pagate dai cittadini e quindi i fondi per la costruzione dei fari potevano  scarseggiare.

La torre è stata costruita su uno scoglio nel canale di Fromveur tra le isole di Ouessant e Molène, su una roccia chiamata Men-Tensel “la roccia arcigna” al largo della Bretagna, il cui nome la dice lunga sulla sua reputazione.   I lavori, come per tutti gli altri fari in alto mare, sono stati lunghi e portati avanti con grandi disagi e difficoltà. L’ingegnere che dirigeva i lavori rischiò di annegare, così come altri uomini, ma sono andati avanti e nonostante lo scoppio della guerra nel 1914, la torre, alta 41 metri è stata completata e accesa il 25 Ottobre 1916.   Il funzionamento era a petrolio, fino all’elettrificazione  tramite un sistema eolico, avvenuta nel 1972.

Il risultato è stato un faro imponente, una torre che si innalza da un base quadrata, spesso sommersa dal mare, grandi finestre, una sopra l’altra, si aprono lungo la sua altezza, che culmina in una terrazza rotonda sporgente, sorretta da contrafforti in pietra che si ispirano vagamente all’architettura medioevale  circondata da un muro che regge la grande lanterna in ferro dipinta di bianco.  Questa lanterna lancia un lampo bianco ogni 5 secondi e ha un settore rosso di 131° compreso nella rotazione che a 248° e a 190° indica pericolo.

La donazione fatta era stata così generosa che non solo consentì la costruzione del faro, ma permise anche di curarne l’interno come mai era  stato fatto prima.

Dall’ampio ingresso si sale per una scala a chiocciola raggiungendo prima la cucina chiara e spaziosa, poi le ampie stanze dei guardiani e infine, in  alto, al quarto piano, si apre il grande, bellissimo salone d’onore. Questa stanza rotonda ha un  diametro di sei metri, le pareti sono in boiserie di quercia  di Ungheria, con una rosa dei venti scolpita al centro  del pavimento, realizzata  in ebano e mogano, una bellezza persa in mezzo al mare.

La stanza è dominata da una gigantesca scrivania alla quale i guardiani si sedevano due volte al giorno per compilare il loro rapporto giornaliero e per mettersi in contatto con il Servizio fari di Brest. Tutte le stanze sono fastose, gli interni sono in legno, i letti dei guardiani sono, alla moda bretone, delle cuccette ricavate all’interno della parete, qualcuna anche con delle ante che si possono chiudere, per lasciare fuori l’urlo del vento ed il ruggire delle onde.

Certo, il portare tutto l’arredamento nel faro non è stato facile, ogni pezzo ha dovuto essere trasportato via mare e sollevato per mezzo di argani, ma la fatica  non è stata inutile  per creare questo “Palazzo” i cui guardiani  sono visti con una certa invidia dai loro colleghi che lavorano in altri fari in mezzo al mare per il confort in cui vivono.  Solo al momento dell’avvicendamento  questa differenza non esisteva più :  su questo scoglio non esiste un approdo per le barche così questa operazione diventa molto pericolosa,  gli uomini si calano tramite una rudimentale teleferica sospesa su un mare sempre agitato e percorso da forti correnti.

Quello di Kéréon è stato l’ultimo faro  abitato in Francia, nel Gennaio 2004 i guardiani lo hanno lasciato per sempre, scendendo giù per il cavo, come avevano sempre fatto, per raggiungere la barca che li ha raccolti.   L’automatizzazione ha preso il loro posto, il faro sarà controllato a distanza, come è già successo per altri, da un centro installato nel faro di Créac’h sull’isola di Ouessant, uno dei 23 fari che si trovano a Finistère, da dove vengono controllati molti altri fari.

 

Dietro di loro resterà tutta quella bellezza e quell’eleganza che ha superato le più terribile tempeste Atlantiche e la  targa commemorativa fatta installare dalla donatrice.