Sabato 11 e domenica 12 settembre è la festa di San Venerio protettore dei faristi come associazione siamo chiamati a dare il nostro aiuto per la gestione delle visite al faro del Tino e contestualmente presenteremo un lavoro di ricerca storica condotto da Felicetta Santomauro e Vittorio Grandi sulla prima alimentazione del Faro da rete elettrica.
L evento è aperto a tutti ma chi verrà come visitatore dovrà avvalersi dei traghetti (costo 15 euro) per raggiungere L isola. Gli orari sono sia per il giorno 11 che per il 12 : mattina 0900 rientro 1330 e pomeriggio partenza 1230 e rientro 1730. Prenotazione obbligatoria, da mercoledì 8 alle 13 sul sito www.visitatino.cailaspezia.it, ci sono 150 posti
Invece per i soci  che vorranno fare servizio di volontariato sull’isola sarà possibile partire alle 830 e rientrare alle 1730. Il nostro contributo sarà quello di accompagnare i visitatori alla scoperta del faro. Ci divideremo in gruppi di due soci e accompagneremo gruppi di massimo 15 persone facendo rispettare i tempi della visita che per loro sarà di soli 15 minuti.
Green pass e mascherina obbligatoria per tutti
Per i volontari avremo un passaggio da Marifari Sp gratuito per l’isola o per chi prende il traghetto il rimborso del biglietto.
Nel faro troverete anche il frutto di una interessante ricerca storica condotta da nostri soci presso molti archivi di Stato e locali, dal titolo :“IL FARO RACCONTA”

Questa ricerca oltre a individuare i nomi e le storie dei faristi che nel tempo hanno prestato servizio al faro del Tino con le loro famiglie, ha ricostruito la storia della prima elettrificazione del Faro che fu sperimentata per la prima volta in Italia tra il 1885 e il 1912.

Non molti sanno che il progettista del Genio Civile fu il Commendator Parodi che pensò di utilizzare macchine termiche ad aria calda alimentate a carbone (purtroppo non si poterono utilizzare macchine a vapore per la difficoltà di approvvigionare acqua dolce che non è presente sull’isola) che servivano a mettere in moto due dinamo a corrente alternata che potevano funzionare separatamente o insieme, in modo da ottenere correnti variabili da 55 a 200 ampere. In quest’ultimo regime si aveva un potere luminoso di circa 1600000 carcels (unità di misura dell’intensità della luce pari a =   1,5584×107 Candele).

La luce del faro di San Venerio era visibile da oltre 75 miglia di distanza. Tuttavia i pescatori locali si lamentarono fin da subito per i potenti bagliori che, a 6-8 miglia dalla costa, facevano assumere alle onde le sembianze di pericolosi frangenti …inoltre, l’approvvigionamento di carbone quasi giornaliero, che doveva essere trasportato dall’ Arsenale fin sull’isola con piccole barche a remi, la fatica che ne derivava oltre al tempo necessario per trasportarlo e stivarlo non consentiva ai faristi di potersi adoperare anche per il corretto funzionamento del faro e assicurare allo stesso tempo il necessario sostentamento alle famiglie. Pertanto, nel 1912, si decise di  riconvertire il faro a vapori di petrolio, poi ad acetilene e, solo in tempi più recenti, si poté procedere alla sua definitiva riconversione ad energia elettrica assicurata da gruppi elettrogeni e da un cavo sottomarino che dalla Palmaria porta, ancora oggi,  l’energia elettrica di rete a tutta l’isola del Tino.  Ma di questo e molto altro vi racconteranno i soci Felicetta e Vittorio e i faristi che al tino hanno prestato servizio.