Al di là di ogni aspettativa il tino è tornato a vivere e ad accogliere – Cronaca di una festa.
Il numero di persone che ha fatto accesso nel week end all’isola del Tino per la visita al faro-scrigno di San Venerio si è rivelato imponente: 1.000 nella giornata di sabato, circa 2500 domenica. Un dato che deve far riflettere sull’appeal e sulle potenzialità della perla del golfo della Spezia, del suo monumentale presidio luminoso, della storia che viene da lontano e poggia sul mito di Venerio (patrono del golfo e dei fanalisti d’Italia) su cui si è innestata la missione della Marina Militare a cui va il merito di aver preservato l’isola incontaminata. E’ al Comando Marina Nord e al Comando Marifari Alto Tirreno, che gestisce il faro, che va il ringraziamento dell’associazione ‘Il mondo dei fari’ per aver reso possibile l’esperienza delle visite e consolidato nei soci (ma anche nei turisti e nei pellegrini) la consapevolezza del valore sociale della fruibilità pubblica dei fari, beni dello Stato e quindi della comunità, gestiti e preservati dalla MMI.
Entusiasti i visitatori, alcuni teneramente sconcertati per la gratuità della visita. Comprensibile lo stupore là dove la prassi delle visite ad oasi protette o ai musei è quella del ticket. Niente di tutto questo sull’isola del Tino.
La visita guidata al presidio luminoso della Marina Militare – alle sale in cui sono custoditi i reperti che raccontano lo sviluppo tecnologico dei fari, le testimonianze del passato rappresentate dai reperti archeologici di fresco ritorno nell’isola, l’antica Santa Barbara che si è fatta schermo per suggestive proiezioni – sono state garantite dai soci della nostra associazione, sull’onda della passione per i fari, la loro storia, la loro missione. Un impegno proiettato al futuro nell’auspicio che, anche grazie al successo delle visite del week end vada presto in porto la convenzione tra lo Stato maggiore della Marina e la nostra associazione e il CAI, per consolidare l’esperienza degli accessi all’isola e al faro. Un’occasione, questa, non solo per far apprezzare al grande pubblico i valori testimoniali custoditi nel faro, ma per permettere allo stesso di cogliere il valore attuale dell’impegno della MMI e di Marifari SP nel quotidiano adoperarsi per il funzionamento del faro, per creare cultura ed accoglienza sia pur su una piccola isola militare. Un’occasione anche per far apprezzare il prezioso lavoro dei faristi attuali e di quelli che hanno vissuto il faro del Tino come casa in modo eroico, come Antonino Rizzo e Renzo Fiorentini con la moglie Dina, e dell’impegno importantissimo, fondamentale, dei guardiani dell’isola, dipendenti civili del Ministero della Difesa, di cui è referente Marco Fortunato, in prima linea per la tutela dell’ambiente incontaminato e della sicurezza.
Un comune sentire il nostro, soci dell’associazione “Il mondo dei fari”, CAI, uomini e donne di Marifari, guardiani dell’isola nel vedere affluire frotte di visitatori: l’orgoglio di essere, ognuno col proprio ruolo, parte di un ‘sistema’ virtuoso nel quale istituzioni e cittadini volonterosi rendono un importante servizio alla comunità. “Isola laboratorio” ha definito il Tino l’ammiraglio Giorgio Lazio, comandante di Marina Nord, proprio a proposito di questo convergere di belle energie, fra cui quella della nostra associazione, capaci anche di motivare e trascinare altri cultori di storia e di arte. Al politecnico di Bari, a fine mese, si parlerà di questa modalità di gestire i fari che accomuna molti dei fari dell’alto Tirreno gestiti dal Comandante Stefano Gilli: renderli fruibili e portatori di cultura, come è già sul Tino, a Genova, alla Lanterna e, speriamo presto, a Livorno. Gianluca Gregatti e Andrea de Caro, impegnati nei progetti attorno alla Lanterna di Genova ne saranno i portavoce.
Anche il sindaco di Portovenere, Matteo Cozzani, esprime grande soddisfazione per il nuovo corso di eventi sul Tino: “come amministrazione siamo disponibili a collaborare con tutti i soggetti interessati a far fruire l’isola, fermo restando che il Tino è una riserva unica sotto il profilo naturalistico, storico e culturale e come tale deve essere mantenuta”.
All’inaugurazione del piccolo museo archeologico, ricavato dalla squadra di Marifari SP in antichi locali del faro ed allestito con i reperti ritrovati sull’isola e restituiti dalla Soprintendenza, a cui va il grazie di tutta la cittadinanza e dei visitatori, era presente l’archeologo Simon Luca Trigona, che con le archeologhe Aurora Cagnana, Eliana Vecchi e il soprintendente, dott. Vincenzo Tinè hanno reso possibile la condivisione di questa memoria ritrovata. Un grazie anche alla Polizia di Stato e alla dott.ssa Venezia per il dono che hanno fatto al museo.
Vogliamo ricordare e ringraziare per la graditissima performance, il coro di Camnago di Lentate sul Seveso, con il maestro Nello Fugazza, accompagnati dal socio Aldo Cappelletti, campione di modellismo, dalle cui mani sapienti hanno già preso forma i modelli di numerosi fari esposti nelle sale del museo dei fari.
Fin dalla vigilia di San Venerio, l’isola della luce ha avuto un’espressione… luminosamente tangibile.
I fasci di due cellule fotoelettriche hanno accolto il vescovo Pierluigi Ernesto Palletti, la statua del monaco eremita, i pellegrini e le autorità al seguito. Uno spettacolo bello in sè e per la sua portata rievocativa: le metodologie di avvistamento notturno, fino alla Seconda Guerra mondiale, del potenziale nemico nell’ambito della funzione-sentinella dell’isola a tutela del golfo. Un amarcord reso possibile grazie al personale di Marifari coadiuvato da Stefano Danese, Alberto Campanini, Bruno Grassi, Marco Marchi e all’associazione Rover Joe di Fidenza.
Altra spettacolare rievocazione, inserita nel programma di Marifari, quella del ‘presidio’ delle truppe francesi, ritessendo così il filo della memoria del periodo napoleonico dell’isola per cui si ringraziano gli amici Luciano Casolari e Paolo Ferrari per il coordinamento de “l’armèe d’Italie”.
Ha preso così ancora più forza visiva la mostra delle opere di Marc Sardelli ospitata nel faro.
La portata plurima nei valori – storici, ambientali, religiosi, militari – dell’Isola della luce è intanto efficacemente descritta nel video-poesia realizzato da Elisabetta Cesari (con voce narrante di Jole Rosa) che pubblichiamo a corredo di questo scritto, sulle rotte dei nuovi orizzonti di impegno dell’associazione che, intanto, ha fatto proseliti: nuovi soci si sono iscritti al Tino condividendo passione e statuto.
Un augurio: che questo fermento attorno e per l’isola del Tino produca effetti anche sul piano istituzionale per fare squadra e dare corso all’operazione necessaria per ripristinare la fruibilità all’area archeologica con la messa in sicurezza della frana come a gran voce auspica il nostro socio Corrado Ricci che presso il Cantiere della Memoria a Le Grazie ha riproposto la mostra “Sentinelle dell’infinito dai fuochi di San Venerio ai Fari della MMI”.