IL FARO DI BODIE ISLAND
NAGS HEAD, NORTH CAROLINA, USA

Testo e foto di Annamaria “Lilla” Mariotti

Lat. 35°57’ Nord – Long. 75°37’ Ovest

Lungo le coste del North Carolina, nel Sud degli Stati Uniti, si snoda una barriera  di sabbia di notevoli dimensioni, chiamata Outer Banks, o Banchi Esterni,  che parte dalla costa Sud della Virginia ed arriva fino al South Carolina, dividendo la bassa costa sabbiosa dall’Atlantico.  Questa barriera non è continua, una serie di aperture, o inlets, percorribili con dei ponti, permettono lo scambio tra le acque all’interno con quelle dell’Oceano, formando un mare interno molto pescoso e cosparso di piccole isole.

La necessità di costruire fari su questo tratto di costa si presentò molto presto e, data la conformazione del terreno, l’unica possibilità era quella di costruire delle alte torri il più vicino possibile al mare.   Nel 1803 era stato costruito in quella zona il primo faro di Capo Hatteras, ma non era sufficiente, dato che il più vicino faro verso  Nord era quello di Cape Henry a Viriginia Beach perciò, nel 1837 il Governo Federale inviò un ufficiale di Marina, Napoleon Coste, ad esaminare la zona per trovare il sito più adatto per la costruzione di un faro.   L’ufficiale identificò il posto un poco più a Nord di Capo Hatteras, a Bodie Island, considerandolo a una giusta distanza dal primo.   Come è già successo per molti altri fari, quello che noi possiamo vedere oggi a Bodie Island è in effetti il terzo costruito in quella zona.

Nel 1803 il Congresso degli Stati Uniti  stabilì quindi di erigere un faro nella località scelta, ma la realizzazione fu ritardata per la difficoltà di acquisire da privati i terreni necessari e solo nel 1847 il faro fu costruito. Il progetto era stato affidato a un ingegnere di provata capacità Francis Gibbons,  ma chi eseguì i lavori, un certo Thomas Blount, non tenne conto della qualità del terreno sabbioso e la torre, alta 16 metri, cominciò quasi subito a inclinarsi.  Nonostante diversi lavori di consolidamento, il faro dovette essere abbandonato nel 1859.   Nello stesso anno un altro faro fu costruito nelle vicinanze, usando tecniche più avanzate, e la torre alta 24 metri che montava nella lanterna lenti di Fresnel, si dimostrò subito molto più solida della prima.

Ma un’altra minaccia sovrastava questo nuovo manufatto, la Guerra Civile, che iniziò nel 1861.    I Confederati del Sud, temendo che gli Unionisti del Nord potessero trarre vantaggio dalla luce del faro per i loro spostamenti in mare, lo spensero e lo utilizzarono come torre di avvistamento. Tuttavia, nel 1861, i Nordisti occuparono gli Outer Banks e i Sudisti in ritirata distrussero il faro, per non consegnarlo al nemico.

Alla fine della Guerra Civile, nel 1865,  quella zona di mare rimase di nuovo al buio per diversi anni.  Il Lighthouse Board, l’ente preposto alla costruzione e alla manutenzione dei fari a quell’epoca,  era molto perplesso se costruire o meno un altro faro,  ma furono ricevute molte petizioni da parte di comandanti di navi che si trovavano a dover navigare in quelle acque pericolose,  così fu presa la decisione di costruirnre uno nuovo.   I lavori cominciarono solo nel 1871 e la nuova torre fu collocata un po’ più a Nord di quella precedente.   Il terreno necessario venne acquistato dal Governo per 150,00 dollari da un certo John Etheridge.  I lavori procedettero a rilento, utilizzando in parte alcuni materiali che venivano usati contemporaneamente per la costruzione del faro di Capo Hatteras, mentre i mattoni e le pietre furono acquistati a Baltimora ed il ferro necessario da una fonderia di New York.  Finalmente il 1° Ottobre 1872 la lanterna del terzo faro di Bodie Island, alto 47 metri con 216 scalini,  fu illuminata  con della magnifiche lenti di Fresnel che avevano una portata di 19 miglia.   Questo è il faro che possiamo ammirare ancora oggi.  La sua colorazione a bande bianche e nere serve, come per altri fari, a renderlo riconoscibile anche di giorno.   Questa è una particolarità che distingue tutti i fari, non ce ne sono due uguali e se c’è qualche somiglianza, essa è solo apparente, perché il disegno può essere simile a quello di un altro faro, ma mai uguale.

All’inizio alcune difficoltà rappresentate da stormi di uccelli che andavano a sbattere contro la lanterna e, soprattutto, dai fulmini durante le terribili tempeste in riva all’Oceano, furono superate con l’installazione, nel primo caso, di uno schermo protettivo per la lanterna e, nel secondo caso,  di un parafulmine.

Poco tempo dopo l’inaugurazione del faro fu terminata anche la costruzione dell’alloggio per il guardiano che entrò  presto in servizio.   A quell’epoca Bodie Island era un luogo molto isolato, non c’erano i ponti, come adesso, a collegare le varie isole, la scuola più vicina era sull’isola di Roanoke, raggiungibile solo in barca, e la famiglia del guardiano in carica si trovava a dover superare non poche difficoltà, finché non fu deciso che durante l’inverno la famiglia lasciasse l’isola per un posto più confortevole, per tornare poi durante l’estate.   Ma questo significava grande solitudine per il guardiano che doveva affrontare un lungo inverno da solo in quella landa desolata, come succedeva a molti altri suoi colleghi in altri fari.   Con il tempo e con la costruzione dei ponti la situazione migliorò, finché, nel 1932, il faro fu elettrificato e non ci fu più la necessità di un guardiano fisso sul posto.

Dal 1939   la Guardia Costiera Americana aveva assunto il controllo di tutti i fari sul territorio e questo era un  impegno molto oneroso, non solo in termini di denaro, perché molti fari americani sono costruiti su grandi lotti di terreno, che vanno curati e mantenuti.   Nel 1953 tutto il terreno che circonda il faro fu trasferito al National Park Service,  che già gestiva il territorio di Capo Hatteras, mentre il faro è rimasto alla Guardia Costiera fino al 13 Luglio 2000, quando anch’esso è stato ceduto al National Park Service.

l faro di Bodie Island fu classificato come “Aiuto alla navigazione” era funzionante, ma chiuso al pubblico.   La casa del guardiano, che è di legno a due piani,  è stata attrezzata come centro di accoglienza per i visitatori, ufficio del ranger del Parco e ospita anche un piccolo museo dove sono raccolte fotografie e testimonianze della lunga vita e delle traversie di questo faro.

Ma per questo gigante a righe, alto 47 metri, i guai non sono ancora finiti.  Mentre la casa del guardiano è stata restaurata già due volte, l’ultima delle quali risale al 1992, il faro versava in brutte condizioni.   La rivista americana “Lighthouse Digest”, interamente dedicata ai fari e alle loro storie, pubblica da anni una lista dei fari in pericolo di essere persi per sempre e  dai primi mesi del 2000 anche il faro di Bodie Island è apparso su questa lista.  Il faro è stato recentemente restaurato all’esterno, con una nuova mano di vernice, e a un primo sguardo risultava in buone condizioni, ma non era così.   La lanterna di ferro mostrava chiaramente i segni del tempo, la ruggine stava consumando la ringhiera esterna e le preziose lenti di Fresnel di prima classe rischiavano di crollare all’interno della struttura se non fossero stati effettuati consistenti lavori di riparazione al più presto.  Recentemente due grossi pezzi di ghisa sono caduti al suolo dal balcone che circonda la lanterna, obbligando i rangers del parco a chiudere al pubblico la zona circostante al faro.  Il National Park Service aveva un  piano di ristrutturazione per il 2007,  ma se veramente questo piano poteva essere messo in opera, nessuno lo sapeva. E’ un vero peccato che tante strutture antiche e con storie così affascinanti come quelle dei fari debbano andare in rovina, il progresso e la tecnologia avanzano e questi maestosi fari stanno per diventare solo un retaggio del passato.

Ma il miracolo è avvenuto, in questi ultimi anni il faro ha subito una ristrutturazione multimilionaria, dentro e fuori ed è ora aperto al pubblico che può godere dalla sua terrazza una delle più stupefacenti viste sull’oceano.

Io vorrei terminare questo articolo con un piccolo aneddoto, un fatto capitato a me durante la visita al faro nel 2014.  Ero con un gruppo di soci della US Lighthouse Society e appena arrivati un Ranger del parco ci ha accolti alla base della scala fornendo alcune notizie sul faro. Io avevo notato due cavi che dall’alto scendevano lungo la torre e entravano in una specie di pozzetto alla base, così ho chiesto al Ranger se si trattava dei due cavi che in passato venivano usati dai guardiani per far ruotare la lanterna. Il Ranger mi ha risposto che non lo sapeva e a quel punto abiamo iniziato la salita.  Una volta in  cima siamo arrivati alla cupola che era rigorosamenter chiusa, le lenti non erano visibitabili e quando tutti gli altri hanno cominciato a scendere, io mi sono attardata  per fare le ultime foto, quando mi sono sentita chiamare dal Ranger che mi ha chiesto se volevo vedere le lenti. Naturalmente ho acconsentito, lui ha tirato fuori una chiave ha aperto una porticina e io mi sono trovata davanti alle più belle lenti di Fresnel di prima classe che avessi mai visto.  Una volta fatte le fotografie e ringraziato ancora il Ranger sono scesa anch’io, chiedendomi come mai quel giovane Ranger avesse voluto privilegiare proprio me con quella visita.